Schedario napoletano- canto a ffigliola
- è un tipico modo popolare di eseguire canti, che trova origine nell’epoca delle serenate e degli stornelli, perché dedicato sempre a una figliola (v.). Essendo di uso popolare, questo canto era alquanto libero, per cui ciascun cantante poteva ricamarci sopra in relazione alle sue possibilità vocali. Sul finire dell’ ’800 invalse l’uso di far eseguire una strofetta da un solista, mentre gli altri presenti ripetevano in coro, a mo’ di ritornello, la parola figliola. La Chiesa intervenne a moralizzare queste energie creative, per cui in alcuni centri (Mercogliano, Casalnuovo, Tavernanova...) furono istituite delle vere e proprie gare di canto, che sugli schemi ritmici e melodici abituali, invece di decantare le virtù di una figliola , inneggiavano alla vita e alla virtù dei santi. Il premio era costituito da un pranzo pantagruelico, cui il vincitore non rinunciava neanche a rischio della pelle (capitò ad uno di questi popolareschi cantanti di dover rimanere a letto per più giorni, in bilico tra la vita e la morte, dopo aver consumato il pranzo della vittoria, da solo e per intero). Assai simile era il canto a ffronna ’elimone, che non rispettava alcuno schema, tanto che ancora oggi chi canta in modo sguaiato si sente dire che canta a ffronna ’e limone. Questo modo di stornellare liberamente nasce dall’inizio di ogni strofetta, che comincia sempre con la parola fronna . In genere si iniziava con la fronna ’e limone e poi si proseguiva con fronna ’e cerasa, fronna ’e granato... Fu utilizzato anche come canto a dispetto tra una ragazza e l’altra o tra ragazzi e ragazze e fu detto canto arisponnere , in cui due persone o due gruppi si lanciavano scambievoli frizzi ed ingiurie ripetendo sempre lo stesso motivo musicale (un felice esempio si trova già nella poesia latina con Catullo e alcuni frammenti sono nei Canti popolaridialettali del Rocco).